Grazie a vecchi legami, un poliziotto onesto scova un boss in fuga. L’enigmatico messaggio di quest’ultimo spinge l’agente a cercare di salvare Mumbai dalla distruzione.
Basato sul romanzo del 2006 di Vikram Chandra con lo stesso nome, “Sacred Games” inizia come un’indagine di un agente locale Sartaj Singh (Saif Ali Khan).
L’agente passa dall’indagare su una rapina andata a male a scoprire il motore dietro una gigantesca infrastruttura istituzionale di corruzione.
Tracciando una misteriosa telefonata, Sartaj alla fine fa una scoperta fatale che lo manda seguendo un crescente impero criminale che abbraccia Bollywood. Gli interessi commerciali della città e forse persino il suo stesso Dipartimento di Polizia.
Sartaj Singh, l’eroe della nuova serie Netflix “Sacred Games”, è una figura familiare nel panorama della narrativa hard-boiled. Lo sfortunato poliziotto onesto la cui integrità gli è costata promozioni, il rispetto dei suoi colleghi e la devozione di sua moglie.
“Sacred Games”, apre l’ultimo fronte della campagna internazionale di Netflix: l’India, che offre sia un vasto bacino di potenziali abbonati che un’industria dello spettacolo con un appeal globale. Una serie di futuri progetti indiani è stata pubblicizzata, ma per i principianti Netflix ha scelto una produzione dello stesso genere di un precedente successo, l’americano-colombiano “Narcos”. Una saga di gangster con una lezione di storia è apparentemente il miglior algoritmo per successo culturale.
“Sacred Games” energico e divertente, si alterna tra il melodramma stilizzato e la satira che oscilla, nella struttura del romanzo tentacolare di Chandra.
