Netflix potrebbe dare nuova vita agli anime giapponesi e potrebbe salvare l’industria degli anime giapponesi da un momento di difficoltà.
Questa sembra una grande opportunità in Giappone perché Netflix sta cercando di creare sempre più nuovi contenuti originali da inserire nella piattaforma.
Netflix ormai è il principale fornitore di servizi di streaming video al mondo e in questa posizione potrebbe dare una grande mano al settore dell’industria degli anime giapponese.
Nel 2018, ha iniziato a formare alleanze con studi di anime e ora ha in essere cinque partnership per la produzione di anime giapponesi Netflix.
Hanno già dimostrato di essere vincenti. Il servizio di streaming con sede negli Stati Uniti ha acquisito la capacità di realizzare anime originali, e gli studios giapponesi hanno ottenuto flussi di entrate stabili.
Netflix è stato un punto di svolta per un settore legato alla tradizione e che si è rifiutato di abbandonare pratiche commerciali obsolete.
Da quando Netflix offre contenuti televisivi di qualità ha seguito un modello di business in cui compra singoli spettacoli dagli studios uno alla volta in base alle proprie valutazioni. Invece le sue partnership in Giappone sono molto più complete: ognuna durerà anni e si prevede la produzione di più titoli.
Taito Okiura, uno dei registi di anime di Netflix che lavora nella filiale giapponese dell’azienda americana, ha spiegato la logica:
Le buone aziende di produzione e i creatori hanno scarse risorse”, ha detto Okiura. “Noi vogliamo rendere possibile la distribuzione di interessanti anime giapponesi in modo stabile.
Netflix ha dichiarato che avrebbe speso 8,5 miliardi di dollari per produrre e acquisire contenuti nel 2018.
Una delle sue partnership è con la società Anima, con sede nel quartiere Takadanobaba di Tokyo. Anima sta ora producendo la sua prima serie originale per Netflix. “Altered Carbon: Resleeved“. La serie ritrae un mondo futuro in cui l’umanità può trasferire la coscienza da un corpo all’altro.
“Altered Carbon”, l’originale live-action, è disponibile su Netflix e ci sono grandi aspettative per lo spin-off con la versione anime.
Oltre ad Anima, c’è Production I.G., con sede a Musashino a Tokyo. La società ha collaborato con Netflix per un anime dal nome “Ghost in the Shell: SAC_2045“, che verrà rilasciato sulla piattaforma nella primavera del 2020.
Sebbene la produzione I.G. ha una filiale di vendita negli Stati Uniti, ora puntando le sue speranze sul suo nuovo partner di distribuzione:
La partnership con Netflix migliorerà il riconoscimento del nome della nostra azienda. Distribuire in tutto il mondo aiuterà anche a far fronte alla pirateria.
ha dichiarato il presidente Mitsuhisa Ishikawa
Per anni infatti, le case di anime giapponesi sono state afflitte dal problema della pirateria. Pirati stranieri prendono gli episodi degli anime non appena vengono rilasciati in Giappone, li sottotitolano in lingue straniere e li pubblicano su siti web gratuiti.
Gli accordi di partnership di Netflix in Giappone fanno sì che l’industria metta in discussione le vecchie pratiche commerciali. Fino a poco tempo fa era consuetudine coinvolgere dei comitati di produzione di anime.
Questi comitati sono una specie di consorzi che contribuiscono alla produzione di anime. Però se da un lato questi comitati forniscono finanziamenti per questi prodotti, dall’altro spesso le commissioni di questi comitati coinvolgono un vasto numero di persone, ognuno con le proprie opinioni su come deve essere sviluppata la storia dell’anime.
Dato l’elevato numero di persone coinvolte e il metodo adottato dal comitato, prima di raggiungere una decisione e iniziare la produzione della serie passa moltissimo tempo. Invece grazie a Netflix, c’è una maggiore flessibilità creativa e molti passaggi vengono ridotti.
Perciò sembra che sempre più il modello di business del comitato di produzione si stia avvicinando ad una scadenza naturale.
Prima che arrivasse Netflix, l’industria giapponese degli anime era costantemente sotto pressione per produrre grandi successi. E c’era tantissima apprensione sul fatto che il progetto e quindi l’investimento potesse essere un flop.
Grazie alla partnership con Netflix queste aziende hanno un po’ di respiro. Shinya Sasahara, il direttore di Anima, ha detto che l’accordo con Netflix della sua casa “ci consente di produrre anime con un senso di sicurezza a lungo termine”.
Ci sono anche forti aspettative che l’insolita incursione negli anime giapponesi Netflix porterà migliori condizioni di lavoro per gli animatori.
Secondo un sondaggio della Japanese Animation Creators Association, con sede a Chiyoda Ward di Tokyo, gli animatori nel 2019 guadagneranno uno stipendio medio di 4,4 milioni di yen ($ 40,620) e prenderanno 5,4 giorni di riposo al mese. Lo stipendio è in media con quello pagato in Giappone, ma sarebbe comunque lontano dall’ideale. Gli animatori sono fondamentali per il settore ed è necessario attirare talenti. E questo potrebbe portare alla vera e propria mancanza di animatori qualificati.
Secondo l’Association of Japanese Animations, anch’essa con sede nel quartiere Chiyoda di Tokyo, le dimensioni del mercato nel 2017 sono aumentate dell’8% rispetto all’anno precedente a 2.1 trilioni di yen, superando per la prima volta 2 trilioni di yen.
Il totale del 2017 rappresenta anche un aumento del 60% rispetto a 10 anni prima.
Questa recente crescita è stata trainata dall’aumento delle vendite all’estero, una tendenza che probabilmente aumenterà con il ritmo con cui Netflix ha ampliato le sue partnership in Giappone.
Ma le sfide non finiscono perché gli studi degli anime giapponesi Netflix potrebbero trovarsi entro breve a competere con gli anime prodotti in Cina, India e in altre parti del mondo, dove la qualità anche nella realizzazione di questi prodotti sta migliorando velocemente.
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