I produttori di “American Vandal”, la serie di finti documentari arrivata alla seconda stagione, dicono che il futuro della serie deve ancora essere deciso.
Ad un evento Netflix FYC, i produttori hanno detto che il destino della serie è ancora da definire, nonostante la cancellazione dello scorso anno.
Potrebbe essere stato un affare agrodolce per il team creativo di “American Vandal”, serie originale Netflix e vincitrice del Peabody Award.
Ma durante gli Emmy’s FYC con lo screening della seconda stagione della serie e tutta la giuria non sono stati fatti riferimenti al fatto che lo show non è stato confermato e neanche al fatto che lo show potrebbe invece tornare con una terza stagione.
Tuttavia, IndieWire dopo l’evento, ha raccolto alcuni commenti dal produttore esecutivo e showrunner Dan Lagana che avrebbe dichiarato che il futuro dello show doveva “ancora essere determinato”.
L’onesta verità sul futuro è: non lo sappiamo”, ha aggiunto il co-creatore e produttore esecutivo Dan Perrault. “Ma la seconda non la consideriamo una triste stagione finale; Non lo è. Indipendentemente dal futuro (della serie), ogni stagione è una storia a sé stante”.
Non c’era apparente animosità nei confronti di Netflix per la sua decisione di non continuare la serie, né per l’assenza (ancora) di una visione chiara di ciò che potrebbe accadere dopo. Ciò che bisogna però dire è che la serie è prodotta in parte da CBS Studios, che non è nuova a produrre lo show per conto di Netflix.
Ci sono anche delle indiscrezioni che girano riguardo alla serie.. Infatti da dei rumors c’era la possibilità che visti i bassi costi di produzione (l’ingaggio degli attori è relativamente basso visto che non sono famosi), qualche altro broadcaster potesse rilevare la serie e produrre un’ulteriore stagione servendosi sempre di CBS Studios. E su questo progetto c’erano anche un paio di piattaforme online interessate.
La serata comunque è servita soprattutto come celebrazione della seconda stagione dello spettacolo, e durante il panel di domande, si è avuto odo di argomentare sul riconoscimento degli Emmy, e si sono fornite molte informazioni sulle influenze documentarie, e come lo show è cambiato dalle battute sul ca**o alla cacca.
Il co-creatore e produttore esecutivo Tony Yacenda ha spiegato al pubblico “La prima stagione è stata strutturata molto simile a” Serial ” dove sai tutto in anticipo e lo analizzi da diverse angolazioni “.
“Nella seconda stagione c’è un razionamento delle informazioni, come in documentari come il ‘The Jinx'”, ha continuato Yacenda, sottolineando che un personaggio principale della stagione, DeMarcus Tillman (Melvin Gregg) non è passato sotto i riflettori fino all’episodio 3.
La nuova stagione ha anche permesso alla serie di interpretare lo stile del famoso documentario di interviste di Errol Morris che parla direttamente alla telecamera, oltre a introdurre ricreazioni stilizzate di eventi, creando un’energia decisamente diversa rispetto alla Stagione 1.
Ma nonostante la natura mockumentary della serie, i produttori hanno detto che non è solo risate.
Lo sceneggiatore Lagana ha spiegato che: “Questo è uno show che è prima di tutto mistero, quindi di solito le prime due settimane sono tutte volte a capire che cosa è successo.”
Nel caso della Stagione 2, questo è il mistero del Burdar di Turd che usa le feci e i social media per terrorizzare una scuola privata di alto livello. E con quel terrore venne la cacca. Un sacco di cacca!
Il produttore esecutivo ha detto: “Ci sono due diversi tipi di cacca. … analizzando la cacca si può vedere che ce n’è una meno realistica e più simile all’argilla, mentre la cacca nel filmato sul posto doveva essere proprio cacca.”
“E su questo va ringraziata tutta la squadra”, ha aggiunto “la maggior parte delle coppe di propano avevano il colore delle tazze di burro di arachidi di Reese schiacciate, e non tutte le coppe sono uguali. Quindi è anche il colorista che ha reso il tutto realistico ed è anche lui che ha dato la varietà che meritava la nostra cacca”.
Comunque va detto che la stagione è stata molto più che tanta “cacca”! La serie è stata ben riassunta dal protagonista dello show, Tyler Alvarez, nel riferirsi a una frase del finale della seconda stagione.
“‘Non siamo la peggiore generazione. Siamo solo i più esposti”, ha detto Alvarez. “I miei genitori si dovevano confrontare con le persone nella loro scuola, le persone nella loro comunità”, ha continuato. “Noi invece ci stiamo confrontando con le persone di tutto il mondo, con tutti, e c’è uno standard impostato che non è realistico.”
“Non abbiamo mai voluto sentirci come se fossimo un gruppo di trentenni in una stanza che urlavano di quanto i social media stiano rovinando tutto e di quanto abbiamo bisogno di spegnere i nostri telefoni. Questa sarebbe una semplificazione eccessiva. Abbiamo sempre avuto il desiderio di indossare una maschera.”
“E lo spettacolo è un’ode a una generazione”, ha proseguito, “e al modo in cui le persone possono connettersi, relazionarsi e riconoscerne le sfide senza danneggiare un’intera generazione o incolpare di questo i social media”